IL CATANIA A VERONA

Senza saperlo la squadra di Marino si stava ammalando di quel male che amplificato dai fatti del 2 febbraio portò il glorioso sodalizio etneo a giocarsi la salvezza all’ultima giornata.
Quel pomeriggio a Verona si giocò male. Nella parte finale di quella sfida diretta dal signor Messina di Bergamo ( che oggi non arbitra più ) Fabio Caserta ebbe la palla del 2 pari sui piedi ma spedì in curva, come si dice in questi casi.
Tutto quà per il Catania in trasferta nella città dell’Adige? No. L’undici dell’Elefante ben altre 24 volte si è recato a Verona. E di fronte si è trovato non la simpatica squadra del presidente Campedelli ma il ben più blasonato Hellas-Verona. Chiariamo subito: la principale realtà calcistica veronese ha assunto la denominazione HELLAS-VERONA nel 1959 quando il maggiore club cittadino assorbì la società minore dell’HELLAS. Oggi il Verona milita senza fortuna in prima divisione, la vecchia C/1.
Ma per 70 anni tra A, B e coppa Italia ha dato vita con il Catania a sfide memorabili.
Diciamo subito una cosa: il Catania a Verona ha raccolto poco. Su 25 incontri complessivi tra Chievo e Verona appena due successi, 8 pareggi e ben 15 sconfitte. La vittoria più antica risale alla prima storica stagione in cadetteria del Catania ’46: Verona-Catania 1-2 in serie B nella stagione ’49/50. Ci vollero 55 anni per vedere gli etnei violare di nuovo lo storico stadio scaligero. Lunedì 28 novembre 2005, 17° giornata, gara trasmessa in posticipo su SPORTITALIA, commento tecnico di Massimo Callegari e Daniela Scalìa a bordo campo.
Quel Catania di Pasquale Marino disputò una partita-capolavoro in una serata gelida da non potersi dire. Passano in vantaggio i blù di casa con Adailton al 27° con una punizione che brucia le mani a Pantanelli. E si chiude così la prima frazione. Poi nella ripresa l’arbitro Girardi spedì fuori il tecnico Marino al 3°. Il Catania prese in mano le redini dell’incontro gettando nel silenzio e nell’angoscia l’intero stadio di casa. De Zerbi-Spinesi-Mascara con Caserta che spingeva a tutto campo, il Catania appariva sul campo sferzato da venti gelidi come una belva gigantesca uscita dalla tana e pronta sbranare i malcapitati. Spinesi 1l 7° su rigore e poi ancora Gionatha al 20°. Tutto con naturale, geometrica potenza: Verona 1 Catania 2.
Che partita! Che tempi! Quella di Verona fu la terza di 6 vittorie consecutive. Il Catania di Marino viaggiava a ritmi folli, una delle squadre di B più forti e spettacolari di tutti i tempi.
Ma in Veneto non è andata sempre bene. Sabato 16 ottobre 2004 i padroni di casa ce le suonarono alla grande: Verona-Catania 4-0, Italiano e Bogdani nel primo tempo, Cossu e Adailton nel secondo. Una delle peggiori uscite di quel Catania targato Muarizio Costantini. A poco servì parlare della direzione sbiadita di Daniele Tombolini di Ancona: due rossazzurri finirono sotto la doccia anzitempo, Manfredini e Bruno. Uno per tempo.
Andando a scorrere l’album dei ricordi di queste trasferte in terra di Giuletta ci sono anche due precedenti in coppa Italia. Eccovi una serie di coincidenze piuttosto strane: in entrambi i casi le due squadre finirono inserite nel girone eliminatorio 7, si sfidarono puntualmente alla terza giornata di quel gironcino e cosa ancor più singolare, il Verona fu finalista perdente della manifestazione. Ecco nel dettaglio i due precedenti in coppa al Bentegodi: coppa Italia ’75/76, 0-0 con i gialloblù sconfitti in finale a Roma contro il Napoli per 4-0. Coppa Italia ’83/84, 2-0 per la squadra di Osvaldo Bagnoli che in finale perse la coppa nel doppio confronto contro la Roma di Nils Liedholm. Quell’anno il Catania, neo-promosso in A, disputò una coppa Italia pessima perdendo anche la faccia in una sconfitta esterna contro la Carrarese.
Marco Onorati, l’attuale preparatore dei portieri della società, esordì in serie A proprio in un Verona-Catania di quella disgraziata annata ’83/84, sul campo gli uomini di Fabbri patirono un sonante 3-1 il 26 febbraio ’84, 6° di ritorno.
Infine, tornando al Chievo, qualche curiosità sui “clivensi”: in città è chiamato “l’undici della diga” perchè la sede sociale si trova nei pressi di una diga sul fiume Adige. Il Chievo è stato fondato nel 1929 con l’OPERA NAZIONALE DOPOLAVORO, un ente di derivazione fascista che non ebbe il consenso sperato della popolazione.
Fino al 1986 ha giocato nei dilettanti poi la storica marcia fino alla massima serie: nel 1986 è promosso in C/2, nel 1989 in C/1, nel 1994 in serie B, nel 2001 lo storico primo salto in A. dal 1980 è stato legato alla PALUANI, storico marchio dolciario veronese.