“Traiettorie di sviluppo in Sicilia”: seminario universitario a Palazzo Fortuna a Catania

Palazzo Fortuna, una delle sedi del Dipartimento di Economia e Impresa dell’Ateneo catanese, ha ospitato stamattina il seminario “Traiettorie di sviluppo in Sicilia” rivolto ai giovani, studenti e neolaureati. Come individuare queste traiettorie? È la domanda a cui hanno voluto dare una risposta concreta la docente ordinaria di Economia e Gestione delle imprese presso l’Università Elita Schillaci; il presidente del Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia Marco Romano, il giornalista del “Sole24Ore” Nino Amadore, e il presidente di Giovani Imprenditori di Confindustria Catania Antonio Perdichizzi.

Seminario al Dipartimento di Economia
Seminario al Dipartimento di Economia

Catania come “Start up City”, porto imprenditoriale d’eccellenza da cui salpano idee innovative e globali. È una visione che può e deve essere reale, lontana da falsi pregiudizi sull’incapacità di crescita dell’Isola. «La Sicilia – ha affermato Romano – deve recuperare il potenziale che possiede nel sistema delle imprese e deve accrescere le capacità dei giovani che vogliono spendersi in questo campo per determinare il successo del nostro territorio. Il binomio fondamentale è “Ricerca e Innovazione” in un contesto che deve superare l’ambito locale per approdare su scenari internazionali. Anche le imprese già esistenti devono tradursi in globali perché viviamo in un’era in cui le tecnologie consentono in tempo reale di connettersi con gli altri mercati». A ciò il presidente Romano ha affiancato la caratteristica immancabile della “buona volontà”: «Siate simpatici e coinvolgenti – ha detto – perché solo instaurando una rete di relazioni potete conoscere il territorio e intercettarne le esigenze». L’iniziativa e il management giovanile sono d’altronde il tema centrale del percorso didattico e di ricerca avviato da anni dal Dipartimento di Economia e Impresa: «Il nostro obiettivo – ha dichiarato la Schillaci – è trasformare la città di Catania nell’hub dell’imprenditorialità digitale e sostenibile dell’Isola. Ci muoviamo in questa direzione perché in Sicilia esistono storie positive, esempi virtuosi che dimostrano come le idee possano funzionare. Questo deve essere la base della nostra cultura, e non la “meritofobia” diffusa da chi ha paura del successo degli altri. Le “alleanze del demerito” penalizzano chi è capace e ci fanno credere che ai blocchi di partenza non siamo tutti uguali. Non è così».

Un’importante storia siciliana che ricalca queste orme è quella di Mimì La Cavera, fondatore nel 1949 di Confindustria Sicilia – che con lui si chiamò Sicindustria – accusato ingiustamente di mafia «perché era un uomo di successo, perché aveva operato scelte rivoluzionarie e aveva capito le esigenze della Sicilia riuscendo a convertirle in sviluppo. Rispettava l’etica e le regole, e tutto questo diede fastidio» ha raccontato Nino Amadore, autore del libro “L’eretico, un liberale contro la razza padrona”. «Siamo abituati a concepire la Sicilia come una regione arretrata – ha continuato – ma i siciliani sono abituati ad adeguarsi ai cambiamenti e quindi a rinnovarsi e innovare. La soluzione non è nella politica che si manifesta ottusa, ma nei giovani». A dimostrazione che l’Isola può essere d’esempio anche per il Nord, Perdichizzi ha sottolineato che «nell’ambito di Confindustria diverse prassi nate in Sicilia sono divenute modello per l’intero Paese. Lo sportello “ImprendiCatania”, che supporta gratuitamente le giovani imprese, dopo essersi esteso alla regione diventando “ImprendiSicilia”, è stato apprezzato dai colleghi del Nord Italia. È in progetto quindi “ImprendItalia”. I giovani non devono credere di essere svantaggiati perché sono loro che hanno le idee e le energie da spendere. Sono loro la fonte dello sviluppo».