Raoul Bova, Paola Cortellesi e Rocco Papaleo ai microfoni di Radio Catania

Il 18 Marzo a Palermo gli attori Raoul Bova, Paola Cortellesi e Rocco Papaleo per promuovere il nuovo film
“Nessuno mi può giudicare”.

In “Nessuno mi può giudicare” Paola Cortellesi interpreta Alice una donna borghese, snob, superficiale che diventa improvvisamente vedova, sola con un figlio e un mare di debiti da colmare.
Disperata deve cambiare tenore di vita e far fronte al grosso debito, pena l’allontanamenta da suo figlio.
Decide di cominciare un improbabile e alquanto goffo tirocinio al seguito di una escort professionista.
Nella realtà periferica dove trova un nuovo alloggio incontra Giulio (Raul Bova) un uomo rigoroso e idealista di cui si innamora, ma al quale, con molta fatica, deve nascondere la sua doppia vita.

NESSUNO MI PUO’ GIUDICARE
Un film di Massimiliano Bruno. Con Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Giovanni Bruno, Hassani Shapi, Valerio Aprea, Lillo, Lucia Ocone, Awa Ly, Raul Bolanos, Maurizio Lops, Pietro De Silva, Caterina Guzzanti, Massimiliano Delgado, Massimiliano Bruno, Dario Cassini.
Commedia, durata 95 min. – Italia 2011. – 01 Distribution
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Alice, 35 anni e un figlio di 9, vive, superficiale e razzista, in una grande villa a Roma nord. Alla morte improvvisa del marito, imprenditore di sanitari, viene a sapere dall’avvocato di famiglia che il consorte l’ha lasciata sul lastrico e che, se non salderà al più presto il grosso debito, perderà anche la custodia del figlio. Seguendo Aziz, il cameriere che ha insultato fino a pochi minuti prima, Alice lascia il lusso a cui è abituata per trasferirsi su una terrazza malandata del quartiere popolare del Quarticciolo. Per guadagnare tanto e in fretta, poi, ricorre al mestiere più antico del mondo, facendosi dare lezioni da una escort professionista.
Il lieto fine, garantito dal regime di commedia, che fa sì che tutti vivano ricchi felici e contenti, fa anche del film un invito bello e buono a risolvere i problemi nel modo più veloce e discutibile, perché tanto è la buona fede che conta e dunque “nessuno mi può giudicare”. Ma, moralismo a parte, la pericolosità del film di Massimiliano Bruno risiede altrove, meno in vista, più in profondità.

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