Gli studenti catanesi scendono in piazza ancora una volta: manifestazione convocata per domani mattina

Convocato per domani, con partenza alle ore 9 da Piazza Roma, il corteo dei Collettivi delle scuole superiori e del Movimento Studentesco Catanese. La manifestazione, che si concluderà a Piazza Dante, è inserita nella mobilitazione nazionale in occasione dello sciopero convocato dagli operai della FIOM.

Movimento Studentesco Catanese
Movimento Studentesco Catanese

In un paese che fino a poche settimane fa sembrava totalmente pacificato e rassegnato ai sacrifici imposti dalle politiche di austerity, la presenza di un movimento studentesco ampio e diffuso, capace di portare in piazza istanze vertenziali delle scuole e delle università e di leggerle e contestualizzarle nell’ambito di una battaglia generale, è stata la novità non prevista per molti. Il 14 novembre gli studenti e le studentesse, la generazione precaria, hanno alzato la testa anche nel nostro paese, come Spagna, Grecia e Portogallo. Di nuovo in piazza il 24, dimostrando di non avere paura, di non essere spaventati dalla repressione messa in campo dalle forze dell’ordine nella giornata del 14. Studenti e studentesse, torneranno in piazza il 5 (solo Lombardia, Marche e Toscana) e 6 dicembre, in occasione dello sciopero di otto ore indetto dalla FIOM.

Le date del 5 e del 6 hanno un significato importante. Per anni si sono contrapposti i diritti dei “garantiti” alla precarietà dei non garantiti, individuando nelle garanzie degli uni la causa dell’insicurezza degli altri. Ora questa divisione è andata cadendo a causa della crisi, dell’austerità e delle riforme del governo. L’aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, la precarietà che non si sostanzia solo nelle forme contrattuali, ma si manifesta ogni giorno come un male latente. É la precarietà esistenziale, condizione materiale e psicologica tristemente propria oggi di milioni di persone nel nostro paese un numero insostenibile, che delinea i contorni di una crisi generazionale senza precedenti. Questa incertezza riguardo al futuro ormai si è estesa a tutta la società italiana ed è stata utilizzata a lungo come deterrente, come strumento per mettere a tacere le proteste, in una falsa ottica di unità nazionale, in cui tutti devono concorrere a tenere a galla la barca. Il 5 e il 6 è necessario scendere in piazza per dimostrare come i sacrifici che ci vengono chiesti non siano l’unica soluzione possibile, ma come attraverso i saperi, liberi dagli interessi del mercato, sia possibile costruire e creare un cambiamento.

Bisogna costruire un paese che si regga sulla democrazia nei luoghi di lavoro e di studio, un Paese dove vengano garantiti i diritti e la dignità, a scuola, nelle università e in fabbrica, è necessario lottare per un Paese dove l’istruzione e la ricerca abbiano investimenti pubblici per immaginare un nuovo modello di sviluppo per uscire dalla crisi e per costruire un presente e un futuro giusto e degno.