Acli Sicilia diffonde i dati 2012 sulle famiglie siciliane: aumenta la preoccupazione per la disoccupazione

La “questione lavoro” al centro delle preoccupazioni delle famiglie siciliane. In Sicilia, il 44% delle persone che si rivolgono ai Punto Acli Famiglia sono disoccupate. A queste si aggiunge il 31 % di casalinghe, dato che, da una parte evidenzia l’endemica disoccupazione femminile italiana ed in particolare del Meridione, dall’altra va ad ingrossare le fila degli inoccupati.

Santino Scirè
Santino Scirè

Si spiega così lo spostamento tra le voci della “piramide dei problemi e delle preoccupazioni” dei siciliani tra questa e la precedente indagine: mentre seppur lievemente, diminuiscono la preoccupazione per la delinquenza (dal 6 al 5%), la solitudine (dal 14 al 10%), la malattia ( dal 15 al 12%) e la povertà (dal 25 al 23%), aumenta invece sensibilmente la preoccupazione per la disoccupazione, che rispetto all’anno precedente passa dal 40 al 50%.

Sono questi i dati di fine anno divulgati da Acli Sicilia grazie all’impegno dell’Osservatorio regionale per le famiglie delle Acli siciliane, che sottolineano, come spiega il presidente Santino Scirè, “una significativa preoccupazione della mancanza del lavoro non necessariamente collegata direttamente ad una preoccupazione sulla povertà. I cittadini siciliani percepiscano il lavoro non solo come mezzo di sostegno economico, ma prima ancora come diritto in sé e come luogo privilegiato per l’esigibilità di tutti gli altri diritti e per la crescita integrale della persona”.

Ciò non toglie che i bisogni espressi concretamente dalle famiglie e per i quali richiedono aiuto ai Punto Acli Famiglia, siano in primo luogo e sempre di più i problemi materiali: infatti la richiesta di assistenza per problemi economici passa dal 27% del 2011 al 42% di oggi.
Allo stesso tempo, si evince però una forte disillusione rispetto alla possibilità di trovare lavoro, data da una notevole diminuzione di richiesta di informazione e ricerca di un lavoro che, dal 2011 ad oggi è passato dal 42 al 28%.

“Questa disillusione è rispecchiata anche nella fiducia che le famiglie esprimono nei confronti di tutti i soggetti a cui si rivolgerebbero in caso di difficoltà”, commenta Scirè. I numeri confermano: rispetto all’anno precedente diminuisce la fiducia riposta nei servizi sociali (passando dal 21 al 18%) e nella parrocchia (dal 27 al 22%), complice una diminuzione dei servizi da essi erogati dovuti alla spending review del governo tecnico.

Dall’indagine condotta dall’Osservatorio regionale per le famiglie delle Acli della Sicilia, emerge inoltre che tra le famiglie che si rivolgono ai 15 Punto Acli Famiglia dell’isola, aumenta la percentuale di conviventi (dall’8% del 2011 all’11% di oggi) e separati (dal 17% del 2011 al 21% di oggi).
“Lo sfilacciamento delle relazioni, dovuto anche alle difficoltà economiche che le maggior parte delle famiglie deve affrontare in questo periodo,  sta lentamente disgregando le famiglie già costituite”, sottolinea il presidente Scirè.

In linea con il dato nazionale, aumenta invece in maniera significativa la fiducia nelle associazioni di volontariato (dal 29 al 35%) proprio perché questi soggetti sono in grado di rispondere non solo alle famiglie in condizione di povertà assoluta (come per esempio fa la Caritas), ma anche perché riescono a sostenere, con un ampio range di prestazioni, le famiglie relativamente povere e quelle nella quotidianità problematica.

Questi dati mostrano tutta l’urgenza, a livello regionale, di affrontare con concretezza e tempestività il tema del lavoro, senza il quale non si può “fare” e “mantenere”  famiglia.
Punto Famiglia delle Acli è un luogo di aggregazione, accompagnamento e servizi non solo per la famiglia, ma anche con la famiglia, ove valorizzare le sue capacità di auto-tutela e mutuo-aiuto e sperimentare il protagonismo familiare.