Sindacati: “A rischio il contratto nazionale di lavoro” per oltre mille dipendenti della sanità privata catanese

La Fp Cgil di Catania ha tenuto oggi un’assemblea per discutere delle condizioni lavorative degli operatori della sanità privata e ha ribadito il suo no all’aumento da 36 a 38 ore settimanali nel contratto dei lavoratori che si occupano di assistenza sanitaria e riabilitazione. Solo nella provincia etnea i lavoratori del settore, distribuiti soprattutto tra l’ODA e il Villaggio S. Giuseppe, sono circa un migliaio.

All’assemblea hanno partecipato il segretario generale Gaetano Agliozzo, il segretario generale Caterina Tusa e il segretario provinciale Salvatore Cubito. Nel documento finale dell’assemblea, si legge che “i sindacati esprimono grande preoccupazione e dissenso nei confronti delle iniziative ,messe in campo dalle associazioni datoriali, di rimessa in discussione del Contratto nazionale di lavoro. Si assiste, infatti, ad una proliferazione dei contratti di lavoro, spesso sottoscritti da organizzazioni sindacali la cui rappresentatività è insignificante quando non esistente. L’obiettivo delle singole strutture e/o delle loro associazioni, approfittando della crisi che già grava pesantemente soprattutto sulle lavoratrici e sui lavoratori, è la ricerca ossessiva della compressione o della eliminazione dei diritti delle donne e degli uomini che lavorano nei servizi alle persone”.

I lavoratori chiedono “uno strumento contrattuale unitario in grado di impedire il dumping in atto nel settore e pur esprimendo riserve circa l’incremento dell’orario di lavoro ritiene positivo il protocollo aggiuntivo sui tempi di vestizione e svestizione ma ribadisce che tale modifica non può diventare una scusa per operare ulteriori tagli alle dotazioni organiche già ridotte ai minimi. L’assemblea conferma la propria contrarietà alla diversificazione dei trattamenti, in particolare delle indennità di articolazione oraria e dell’assistenza domiciliare”.