Etnafest 2012: si apre tra gli onori la rassegna dell’Opera dei Pupi alle Ciminiere di Catania

Grande successo per il primo dei cinque spettacoli dei Pupi della famiglia Napoli, inseriti nel cartellone di Etnafest 2012. C’è attesa per la seconda messa in scena teatrale: Cavalleria Rusticana in programma sabato 24 e domenica 25 novembre, alle ore 19.00, nel Teatro Stabile dell’Opera dei Pupi, pad. C3, Le Ciminiere, Catania. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti

Marionettistica fratelli Napoli
Marionettistica fratelli Napoli

Il teatro riempito in ogni ordine di posto, applausi scroscianti e grandi attestazioni di stima per un’arte, quella dei Pupi, che la Sicilia e i catanesi dimostrano di amare ancora molto.

In questo contesto si è concluso, ieri sera, il primo week end all’insegna della tradizione dei Pupi (di cui la famiglia Napoli è tra le più valide esponenti). Sabato e domenica appena trascorsi, nel delizioso Teatro Stabile dell’Opera dei Pupi, pad. C3, de Le Ciminiere a Catania, è andato in scena lo spettacolo “Muller e Bengaria. Amori e guerre nel Celeste Impero”. L’evento, inserito nel ricco calendario di Etnafest 2012 della Provincia Regionale di Catania, sarà accompagnato da altri quattro spettacoli, anch’essi incastonati nella prestigiosa rassegna provinciale, in programma nelle successive settimane.

Il numeroso pubblico intervenuto nella bella cornice del Teatro dell’Opera dei Pupi delle Ciminiere – ha dichiarato il Commissario Straordinario della Provincia, Antonella Liotta – e il calore mostrato dinanzi alla maestria dell’arte dei Pupi dei fratelli Napoli, ci dice che i catanesi hanno compreso gli sforzi organizzativi dell’Ente e premiato lo sforzo della compagnia nel mettere in scena una tradizione che è ancora molto amata”.

“Siamo felici – dichiara Fiorenzo Napoli, direttore artistico della marionettistica Fratelli Napoli – che il pubblico abbia risposto in un modo così positivo, apprezzando, fra le altre cose, lo sforzo artistico di una ricchissima messa in scena. E’ stata inoltre un’occasione per intere famiglie di condividere il teatro nella sua magia, senza forzature né volgarità, con messaggi semplici, genuini e positivi. Per Etnafest abbiamo pensato ad un programma di serate che consente al pubblico di scoprire, da un lato gli altri cicli cavallereschi rappresentati dai pupari, dall’altro le straordinarie possibilità drammatiche possedute da pupari e pupi catanesi, tali da consentire loro di confrontarsi sia col melodramma che col teatro shakespeariano”.

Il prossimo fine settimana, sabato 24 e domenica 25 novembre, medesima location, sempre alle ore 19 e sempre con ingresso libero fino ad esaurimento posti, sarà in programma il secondo, atteso spettacolo della rassegna dei Pupi. Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni tratto dal Libretto di Giovanni Targioni, Tozzetti e Guido Menasci, con riduzione e adattamento per pupi catanesi di Alessandro e Fiorenzo Napoli. Consulenza musicale di Rosana Lo Bosco.

La fortuna di Cavalleria rusticana nel repertorio dell’Opera catanese è documentata da uno scritto di Nino Martoglio del 1903. Egli racconta che il 27 Aprile 1894 il grande attore tragico Ernesto Rossi, a Catania per rappresentare l’Otello, in una sera di riposo volle assistere all’Opera dei Pupi di Giovanni Grasso, che allora faceva il puparo. Don Giuvanni mette in scena una serata dell’Erminio della Stella d’Oro, alla quale fa seguire la rappresentazione coi pupi di Cavalleria rusticana, con un sorprendente compare Alfio che dischiude la bocca, carica e fuma la pipa. Il legame dell’Opera dei Pupi catanese con Cavalleria rusticana dipese, più che dalla novella e dall’atto unico verghiani, dall’omonimo melodramma composto da Pietro Mascagni. I pupari catanesi, infatti, erano abituali frequentatori del Teatro Massimo Bellini e, quindi, metabolizzarono le vicende e i caratteri di Turiddu e Lola e di Santuzza e Alfio attraverso le famose arie del melodramma di Mascagni, del resto assai orecchiate e diffuse in ambito popolare. Dagli allestimenti del melodramma di Mascagni i pupari catanesi derivarono anche quei costumi che, da Cavalleria in poi, sulle scene dell’Opera catanese avrebbero indossato contadini e contadine, cioè l’abito da festa prescritto dai trovarobato lirici per Santuzza, Lola e le comparse maschili e femminili del coro.