Another brick in the wall

Vent’anni fa cadeva il muro di Berlino. Ne abbiamo ripercorso la storia con il giornalista Gianluca Reale e lo storico Alberto Cavaglion Io non sapevo poi tanto del muro di Berlino, ricordo di averlo studiato a scuola, alle elementari, ma era rimasto sul sussidiario, non mi era entrato dentro.
Eppure quel 9 novembre del 1989 non mi sono mossa dal soggiorno, dov’era la televisione, quando tutto inizio.
Non potevo staccarmi dalle voci concitate dei cronisti, dagli sguardi della gente, dalla curiosita, dall’attesa, dallo stupore.

E anche voi mi avete raccontato dov’eravate quando e caduto il muro, come avete vissuto quei momenti, e il giornalista Gianluca Reale ci ha raccontato un pezzo del suo muro, il suo trovarsi in quella citta – segnata da ferite, cantieri e voglia di ricostruzione – dopo la caduta.

Sono passati vent’anni, e nei giorni scorsi abbiamo assistito alle celebrazioni che Berlino ha tributato alla caduta di quel muro che per ventotto anni l’aveva sfregiata. Ne abbiamo visto cadere i pezzi, come un domino magico, e ci siamo fatti delle domande, ci siamo soffermati sui pensieri che ne derivano. Anche perche con quello di Berlino non sono caduti tutti i muri. Ce ne sono altri, ancora ben issati, come in Palestina.

E ci sono ancora, paradossalmente e per noi anacronisticamente, tedeschi che vorrebbero tornare indietro, quando c’era ancora quel cemento a separare due mondi.

Abbiamo ripercorso le tappe piu significative della costruzione, abbiamo guardato con partecipazione i tentativi di fuga e con ammirazione i tentativi di ribellione da parte di chi si trovava ad ovest.
Abbiamo cercato di capire, con l’aiuto di Alberto Cavaglion, storico e docente universitario a Firenze di Storia contemporanea, il mutamento di mentalita che la caduta del Muro ha comportato.

Abbiamo riflettuto sul reale significato di quel muro per la gente, sulla sua valenza simbolica per il mondo culturale e politico del tempo.
Non e un caso che molti artisti abbiano dedicato a quella barriera dei brani musicali da Alexander Platz di Battiato a Heroes di David Bowie, da Go west dei Pet shop boys (ma prima dei Village People) fino a A Berlino. va bene di Garbo, non e un caso che Another brick in the wall dei Pink Floyd sia diventata il simbolo contro ogni tipo di autoritarismo e Wind of change degli Scorpions la colonna sonora di quegli anni intensi e ricchi di cambiamenti.

Tanti i pezzi che abbiamo ascoltato insieme, e tanti quelli che non sono entrati in scaletta.

Ma dentro ciascuno c’era emozione, e forte.

Vi aspetto martedi prossimo

Anna